Il mercato degli orologi da polso sembra ormai lasciare il tempo che trova. Il gioco di parole rende bene l'idea: negli ultimi anni le vendite del classico orologio da polso hanno registrato un costante calo, in favore soprattutto dei telefonini, che stanno piano piano spostando l'ora dal "polso" alla "tasca". Uno spostamento non solo fisico, ma anche concettuale.
di Riccardo Campaci
( 21-02-2007 )
La crisi delle lancette
Siete per strada e volete sapere che ore sono. Che fate? basta chiedere ad un passante.
Un tempo vi avrebbe risposto scostando il polsino della camicia dal quadrante dell'orologio; oggi, invece, è più probabile vedere estrarre un cellulare dalla tasca o dalla borsa.
Ebbene sì, gli orologi da polso stanno attraversando un momento di crisi commerciale, dovuto alla diffusione di altri strumenti capaci di misurare il tempo. Oggi l'orario è un'informazione che può essere carpita un po' ovunque: in auto, sul computer, sul palmare, sull'iPod o sulla macchia fotografica digitale. L'orologio non è più indispensabile.
Lo strumento che forse ha più contribuito a rallentare la diffusione del classico orologio con il cinturino è il cellulare, dispositivo ormai diffusissimo e sempre presente nella tasche o nelle borse delle persone.
Un dettaglio può rendere bene l'idea: sicuramente a molti di voi sarà capitato di vedere persone con più di un cellulare con loro. Molto più raro vedere qualcuno con più di un orologio al polso.
Oppure basta osservare le vetrine per strada: i negozi di cellulari sono cresciuti a dismisura, mentre è ormai più raro osservare file di orologi esposti in bella mostra, se non nelle gioiellerie.
Già ad inizio 2006 Doneger Group aveva rilevato una flessione nel mercato degli orologi da polso, nella fascia dai 30 ai 150 dollari, del circa 10 percento. Segno che marchi come Swatch o Fossil pativano l'ascesa dei cellulari.
Un più recente sondaggio di Piper Jaffray & Co. rivela che due terzi dei giovani intervistati non indossa mai un orologio, e solo uno su dieci lo indossa ogni giorno; da una rilevazione di Experian Simmons Research emerge che le vendite di orologi nel 2006 sono calate di circa il 17% rispetto ai 5 anni precedenti.
Questi risultati hanno portato ad un bivio strategico nel mercato degli orologi. Alcuni hanno pensato di avvicinare gli orologi da polso ai cellulari, inserendo molte funzioni aggiuntive, come la possibilità di ascoltare musica collegando gli auricolari o integrando un GPS.
Altri hanno forse capito che la sfida fra orologio e cellulare sul terreno delle funzionalità sarebbe stata vinta a mani basse dai telefonini, e hanno deciso di far diventare l'orologio più un oggetto fashion, un simbolo della moda, uno status symbol.
Basta citare marchi come Louis Vuitton, che hanno puntato sulla carta dello stile, rilanciando l'orologio come un oggetto da personalizzare ed in grado di dare un rappresentazioni stilistica della personalità di chi lo indossa.
Contrariamente il mercato degli orologi di lusso, come Rolex e Petek Philippe, per ora non subisce i contraccolpi e gli effetti della "cellularmania", appartenendo ad un target differente. Almeno finché non arriveranno cellulari altrettanto lussuosi.
Un telefonata ti cambia la vita
A differenza di ciò che succedeva in passato, l'orologio da polso sta diventando sempre più simile ad un vestito, soggetto alle mode e ai trend, piuttosto che l'oggetto funzionale che faceva dell'utilità la sua ragione principale. Oggi lo scoccare dei nostri minuti è segnato da dispositivi più tecnologici, che in certo senso hanno anche modificato il nostro modo di percepire il tempo.
Prima lo scorrere delle ore era scandito dal ticchettio delle lancette; ora è scandito dagli allarmi e dagli impegni segnalati dal PDA, o dai trilli continui dei cellulari.
Una volta l'orologio serviva solo a segnalare l'orario e la sveglia; oggi i vari dispositivi tecnologici hanno molte funzioni, molte delle quali si legano inscindibilmente allo scorrere e al frazionamento del tempo.
Senza naturalmente dimenticare la "sincronizzazione" che rende il tempo di oggi molto più rigido di quanto lo sia mai stato. Da un certo punto di vista la necessità di essere sempre sincronizzati, di "spaccare il minuto" ci porta ad adattare la nostra vita sempre più al ritmo dei nostri impegni, delle nostre chiamate e dei nostri appuntamenti, piuttosto che adattare questi ultimi alle nostre giornate.
E' la nostra vita ad adattarsi alla nostra agenda, non viceversa: mangiamo quando suona la pausa pranzo, facciamo gli auguri quando il calendario dei compleanni ce lo ricorda. Se non siamo sincronizzati, siamo fuori dal tempo e ci sentiamo persi, esclusi.
Questo ci può far capire quanto gli oggetti che utilizziamo tutti i giorni modifichino la nostra vita, non solamente dal punto di vista oggettivo, rendendocela più comoda o più travagliata, ma soprattutto dal punto di vista soggettivo, modificando la percezione che abbiamo di essa.
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