lunedì, settembre 25, 2006

Genova e l'arte della meridiana

Un laboratorio per scoprirne i segreti e imparare a costruirle
di MICHELA BOMPANI



Una meridiana del Castello d'Albertis

GENOVA - Il capitano Enrico Alberto D'Albertis, a metà Ottocento, girava il mondo con un baule: dalla Libia all'Egitto, da Venezia a Genova, tirava fuori gli strumenti, delicati, necessari, per costruire le sue amatissime meridiane. Ne realizzò 106, sparse un po' ovunque e De Amicis lo ribattezzò "girovago pintor di meridiane".

Il capitano fece collocare undici orologi solari nella sua dimora, lo scenografico castello eclettico (firmato da Alfredo D'Andrade) e circondato dal parco che sorge sulle alture genovesi immediatamente alle spalle del porto antico. Oggi, equinozio d'autunno, e prima delle due giornate europee del Patrimonio, dalle 14.30, il segreto di inseguire il sole e segnarne il tempo, sarà svelata da alcuni laboratori per ragazzi (6-12 anni) e per adulti, organizzati la direttrice del museo del Castello D'Albertis, Maria Camilla De Palma, con l'associazione Horologium.

Ciascuno tornerà a casa con una meridiana costruita con le proprie mani. L'appuntamento è nel parco del castello D'Albertis (corso Dogali, 18): ci si trasformerà in "gnomoni", gli aghi che indicano l'ora con la loro ombra. Si scopriranno le meridiane di cotone. E il segreto dell'"horihomo", la misurazione dell'ombra umana. Poi la musica del tempo, con gli strumenti etnici del museo delle culture del mondo, che proprio nel castello ha sede, diretto da Echo Art.

Si giocherà ad inventare motti e disegni: perché la meridiana non è soltanto frutto di calcoli matematici ed astronomici, ma anche sfogo per ambizioni letterarie (ciascuna porta un motto) e pittoriche (la più suggestiva del Capitano, di cui rimane un acquerello, è quella "delle fate").

E nella collezione del Capitano, spicca anche un orologio solare cui pose il suo motto Gabriele D'Annunzio. "Hora belli", scrisse il Vate, all'inizio della prima guerra mondiale. "Hora pacis", cambiò il Capitano, a dicembre del 1918.

Dalle 17.30, poi, per tutto il pubblico, sarà presentato il restauro del "bacino equinoziale maggiore", un orologio solare tridimensionale, a forma di catino semisferico, installato nel parco.

Conoscere da vicino le meridiane sbriciola l'enorme convenzione del tempo in cui viviamo: il tempo vero (indicato dagli orologi solari) e quello fittizio (segnato dagli orologi convenzionali) coincidono solo quattro volte l'anno. Altrimenti ci sono circa quindici minuti di sfasamento. La manifestazione, "Ritrovare il tempo del sole", è gratuita. Chi volesse visitare il Castello, oggi e domani, ha uno sconto speciale (biglietto 4,50 euro). Per arrivare in corso Dogali, si consiglia l'avveniristico ascensore che da via Balbi (adiacente a Stazione Principe) sale fino al cancello del complesso.

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